World War Z [Recensione ante-film]
Quanto può essere efficace una campagna di marketing ai nostri giorni? Sono sempre ben spesi i milioni di dollari in promozione e viral marketing da parte delle grosse major cinematografiche? E’ vero che spesso il marketing deve mettere le pezze a un film che fa pena? Bisogna attendere i dati consuntivi finali, gli stessi dati che attestano a giochi fatti il successo o il flop di una mega-produzione. In qualità di ideale cavia del marketing di World War Z, ho deciso di fare questa verifica. Ad oggi conosco il film solo per ciò che mi è stato trasmesso da spot, clip, interviste, immagini, e rumor sulla produzione.
Non ho letto nessuna recensione altrui e dovrei essermi fatto un’idea del film solamente sul materiale che le teste d’uovo della pubblicità hanno voluto che mi facessi, plagiandomi con spot tv e contenuti editoriali che gridano al miracolo produttivo. Dunque butterò giù alcune idee su cosa è per me il film ancor prima di averlo visto, per poi confrontarle con la recensione finale e capire se sono stato effettivamente “coglionato” dalla campagna marketing e se sono stato spinto a spendere 7 euro di biglietto perché plagiato da una falsa aspettativa riguardo a Worl War Z.
Tratto dal libro omonimo di tale Max Brooks, il film esplora le conseguenza di una pandemia globale che trasforma gli esseri umani in zombie. Zombie incazzosi e ultra veloci alla Zack Snyder per la precisione. Leggendo il plot del libro, la narrazione viene fatta sotto forma di racconto da parte del protagonista, il quale viaggia per il mondo durante l’apocalisse zombie, cercando una soluzione per salvare l’umanità. Non è un genetista come Will Smith in Io Sono Leggenda, ma un semplice impiegato dell’ONU; il libro esplora il come le nazioni agirebbero riguardo a una crisi di questo tipo, analizzando la situazione geo politica dei vari Stati.
Da Israele alla Russia, dagli Stati Uniti alla svizzera, scavando nella sociopolitica mondiale. Il film sembra andare più o meno in questa direzione, anche se l’impianto narrativo della sceneggiatura è stato volutamente modificato perché originariamente, a detta del regista Marc Forster, non adatto al grande schermo. Brad Pitt è doppiamente coinvolto in questo film nella veste di produttore e protagonista e il rischio che secondo me sta correndo è alto. Chi conosce la travagliata produzione del film sa dei ritardi, delle sette settimane aggiuntive di riprese, del cambio del finale, delle migliaia di comparse coinvolte, del rinvio dell’uscita da Dicembre 2012 a Luglio 2013 e degli scazzi tra Forster e Pitt (pare che non si parlassero nemmeno sul set). Pitt dai trailer risulta ingessato e per nulla convinto di cosa sta facendo, sarà l’età o sarà la mia noia di averlo visto in tutte le salse, conserva un look per nulla interessante e innovativo, ricalcato su quello che aveva sfoggiato in Sette anni in Tibet. Dieci e lode al suo conservare un volto immutato per 20 anni.
Tra gli attori che hanno partecipato alla pellicola è citato pure Metthew Fox, che non è comunque l’ultimo degli stronzi. Perchè allora non è stato usato per la promozione del film? Non è citato da nessuna parte, non compare in quasi nessuna inquadratura e se non fosse leggibile il suo nome tra i crediti, nemmeno saprei della sua presenza. L’unico dettaglio che lo rivela è un’inquadratura di sfuggita nel trailer, in cui è vestito da militare. Accentrare tutto il film sulla figura di Pitt pare un’operazione voluta più da Pitt stesso che essere un semplice escamotage per fare fuori un attorucolo di buon talento (Fox per l’appunto). La megalomania di questi divi di Hollywood è tale da pretendere di essere primedonne in ogni film che fanno, senza lasciare spazio ai comprimari. World War Z ha il pregio di non aver rivelato in nessuna inquadratura stretta l’esatto aspetto degli zombie; ho cercato e ricercato ma niente di ufficiale che mi permetta di capire come il virus ha emaciato l’organismo ospite. L’idea è che si allontani dal look sfoggiato dai non morti di The Walking Dead, con brandelli di faccia e carne pendenti. Interessante è però il loro comportamento aggressivo e cooperativo. Marc Forster si è ispirato alle formiche nella loro messa in scena, ed effettivamente quando si prodigano per costruire la famosa piramide di corpi apparsa nel trailer sembrano delle piccole e voraci formichine con unghie, denti e tanta fama di carne umana. Digitalmente sembrano non allo stato dell’arte, forse troppo plastici nel redering finale e quindi poco convincenti. Altro attore che nessuno si è sognato di sfruttare nella promozione italiana del film è Pier Francesco Favino.
Invece che seguire le orme della Marvel, meritevole di strutturare un marketing in salsa cinese durante la realizzazione di Iron Man 3 da destinare solo a quel mercato, Favino viene nascosto al pubblico Italiano negando l’opportunità ai suoi fans di correre al cinema per assistere alla sua performance, particolarmente richiestea ad Hollywood fin dai tempi di Angeli e Demoni di Ron Howard. E’ totalmente assente in qualunque trailer o spot tv o clip che per ammirare la sua bravura dovrò attendere la visione in sala. E’ un World War Z con luci e ombre dunque, che arriva al cinema sfruttando una tematica (l’apocalisse zombie) che sta perdendo lentamente vigore, ipersfruttata negli ultimi tre anni da Hollywood sulla scia del successo inizialmente insperato d The Walking Dead, ma che se opportunamente rivisitata e rivitalizzata può dare ancora soddisfazioni. L’aspettativa è quella di un film godibile nella sua essenza, disturbato dalla presenza troppo ingombrante di Brad Pitt, ma arricchito da un’apocalisse di non-morti planetaria di cui sarà apprezzatissima l’escalation verso la probabile estinzione della razza umana.