Il successo di Luca Medici è inarrestabile. Quattro giorni di sfruttamento e la sua pellicola ha già incassato quanto Star Wars portandosi a casa un risultato di € 22.248.121. Perchè Luca Medici (conosciuto da tutti come Checco Zalone) ha così tanto successo in Italia? Finora ha recitato in quattro film, ognuno dei quali meritevole di considerazione e divertente in una forma distante dal classico cinepanettone natalizio. Molti puntano il dito sulla sua carriera, costruita esaltando un tipo di ignoranza italiana funzionale al periodo di disagio socio culturale che stiamo vivendo, eppure questa critica in negativo non trova riscontro nella realtà, dato che 3.060.698 sono stati i biglietti staccati al cinema in 4 giorni di programmazione. In pratica un italiano su venti ha visto il film.
Zalone vince principalmente perchè è diventato fenomeno culturale di massa; una maschera italiota che piace ad un target di spettatori molto vasto, trovando consenso soprattutto in quella fascia di pubblico che al cinema non ci va mai, ma che paradossalmente viene attirata da questo fenomeno, innescando la potentissima macchina del passaparola tra amici e parenti. Qualcosa del genere successe anche a Leonardo Pieraccioni con Il ciclone, film con cui si conquistò l’amore incondizionato del pubblico italiano fino alla rottura per lesa fiducia. Interpretando il trend, Zalone avrebbe già dovuto calare negli incassi con Quo vado! ed invece non solo governa il box office di capodanno ma addirittura registra nuovi significativi record.
Noi di CineBloggandoQuo vado! lo abbiamo ovviamente visto e, incrociandone il contenuto con le tre pellicole precedenti, abbiamo stilato una lista dei sette punti chiave onnipresenti nel cinema Zaloniano, gli stessi che contribuiscono a renderlo un successo commerciale quasi garantito.
L’ignoranza paga
Tutti e quattro i film di Zalone sono incentrati sulla personalità dell’uomo ignorante, del fesso cresciuto in un ambiente poco avezzo al sacrificio e al lavoro. L’assenza dei titoli di studio che potrebbero dare lustro al suo curriculum sono più che compensati da una fitta rete di amicizie parentali figlie del malcostume del sud. In Che bella giornata Checco riusciva perfino a diventare guardia giurata al Duomo di Milano grazie alla raccomandazione del parroco del suo paese, in Cado dalle nubi l’ignoranza diventa strumento di fascino per riuscire a farsi amare dalla protagonista Giulia Michelini, osteggiata da un padre leghista radicale.
Bello dentro
Esternamente Zalone non è bello, eppure in ciascun film riesce ad andare in buca senza troppi problemi e con donne bellissime. Giulia Michelini, Nabiha Akkari, Aurore Erguy e Eleonora Giovanardi sono le quattro bellissime signorine che il buon Checco riesce a portarsi a letto giocando solo ed esclusivamente una partita senza rivali e fondata sulla battuta scherzosa. Tutto troppo facile per un uomo che visivamente è privo di forme e cerebralmente proprio non c’è. Unica freccia al suo arco è la genuinità, la bellezza interiore al di là dei normali difetti dettati da un’esistenza trascorsa tra i classici pregiudizi di provincia.
Il cambiamento giova
In ogni suo film Checco abbraccia positivamente il cambiamento. Non è un uomo statico, anzi, vende l’idea di un desiderio di stabilità compiendo esattamente l’opposto, viaggiando per l’italia e per il mondo. Tanto in Cado dalle nubi quanto in Che bella giornata emigrava a Milano, patria delle possibilità lavorative; in Sole a Catinelle girava il centro Italia alla disperata ricerca di compratori dei suoi inutili aspirapolvere; in Quo Vado! pur di non perdere il posto fisso arriva perfino a stabilirsi prima in Norvegia e poi in Africa. Il dinamismo e l’apertura al cambiamento sono suoi punti di forza, rendendolo nel corso del viaggio una persona migliore.
La diversità arricchisce
Il diverso è onnipresente nei film di Checco, poiché viene presentato nella doppia veste di strumento per la crescita personale del protagonista nonchè mezzo di derisione per suscitare ilarità nello spettatore. In Cado dalle nubi erano i gay, in Che bella giornata i mediorientali, in Sole a catinelle un bambino muto e in Quo vado! le differenti razze con cui entra in contatto il protagonista. La diversità è un tema ricorrente dunque nei film Zaloniani ed il meccanismo di autoconsapevolezza/scherno perpetrato da Zalone il cuore di una redenzione dalla mediocrità del pensiero provinciale.
Lavorare ad ogni costo
In ciascun film, il motore di ogni evento è il lavoro. L’ossessione del suo personaggio è l’impiego, sia nella variante disoccupato in cerca di… che in quella a un passo dal licenziamento…Il lavoro lo spinge ad attraversare mezzo mondo in Quo vado! e viaggiando, scopre la bellezza della società civile norvegese e dell’importanza dell’ordine e del rispetto. Ma anche in Cado dalle nubi accadeva, quando chiuso in una realtà del sud priva di sbocchi decide di tentare la carriera canora a Milano, venendo in contatto con la celata omosessualità del cugino. Un bel cambiamento che lo porterà ad imparare il rispetto per la diversità seppur con qualche riserva.
Da idiota inconsapevole a idiota consapevole
I primi film Cado dalle Nubi e Che bella giornata raccontavano la storia simile di un emigrato del sud in cerca di opportunità nella città di Milano. In questi film Checco è un idiota che non si rende conto di quello che gli accade intorno, suscitando la risata del pubblico attraverso l’equivoco. Nei successivi Sole a catinelle e Quo vado! diviene artefice del proprio destino, conducendo un’esistenza fondata quasi sempre sulla consapevolezza della proprie azioni. Se questo è però sempre rispettato in Quo vado! in Sole a catinelle no, dato che si troverà invischiato in un equivoco tra lui, esperto venditore di aspirapolveri e Augusto Zucchi, speculatore finanziario sorvegliato dalla Guardia di Finanza.
Famiglia al primo posto
La mamma apprensiva, la zia perpetua, lo zio maresciallo, il babbo impiegato nella pubblica amministrazione, la compagna dalla personalità forte e caparbia. I meccanismi familiari tipici del sud sono esaltati in ogni film e spinti oltre gli stereotipi più radicati. Uno fra tutti? Il ruolo della donna, vista spesso più come una servizievole collaboratrice domestica che non come una persona pari all’uomo, chiamata sostanzialmente a svolgere le faccende domestiche in maniera impeccabile e spesso senza margine d’errore. Ovviamente è uno scimmiottamento di Zalone verso la condizione non sempre edificante della donna di casa nelle regioni del sud Italia, ma che sortisce l’effetto di renderci partecipi di una realtà ancora diffusa.