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Nicholas Cage – I suoi 60 anni con una retrospettiva su Fuori in 60 secondi

Nicolas-Cage-PictureOggi Nicholas Cage compie 60 anni. Un attore che nel tempo ha girato una marea di film memorabili, andando incontro nel tempo anche a una serie di scelte “discutibili” che lo hanno costretto a girare delle pellicole giudicate  decisamente cringe. Cage riconosce la sua iper attività attoriale ma, come afferma l’attore stesso, recitare gli piace e ha sempre bisogno di soldi.

Nel recente Il talento di mister C prodotto da Netflix e disponibile sulla piattaforma, Cage chiarisce il punto. In una pellicola che definire metacinematografica è un eufemismo, il nostro eroe interpreta se stesso in una crisi artistica di mezza età che si vende al miglior offerente per incassare il solito assegno “andti fallimento”. Poco importa se si parli di partecipare come guest star a una festa di compleanno piuttosto che girare l’ennesimo film scadente

Ciononostante, resta un attore molto apprezzato per la sua versatilità e adattabilità a ruoli di diverso genere: dalla commedia al dramma, dal cinecomic all’ action movie. Propongo dunque l’analisi di un film cult della sua carriera. Uno di quelli che accanto a The Rock (1996) e Con Air (1997) non ci si stanca mai di vedere. Parliamo di Fuori in 60 secondi.

Nato come remake di Gone in 60 Seconds (in Italia Rollecar – 60 Secondi e via), film sconoscito a basso budget del 1974, Fuori in 60 secondi arriva al cinema nel 2000 sotto la direzione  di Dominic Sena, regista dall’estetica tipica degli anni di inizio secolo, che ormai all’età di 75 anni si sta godendo la pensione.

Il film segue la storia di Randall “Memphis” Raines, un leggendario ladro d’auto che viene costretto a rubare 50 macchine in 72 ore per salvare la vita di suo fratello Kip (Giovanni Ribisi) dal perfido Raymond Calitri (Christopher Eccleston). Per riuscire nell’impresa apparentemente impossibile recluterà tutti i suoi vecchi soci in affari, riscoprendo il valore della famiglia e dell’amicizia. Il cast di co-protagonisti è stellare, da Robert Duvall a Will Patton, da Angelina Jolie a Timothy Olyphant.


 


Nicholas Cage quando girò Fuori in 60 secondi era una delle star di maggior successo ad Hollywood. La sua carriera era iniziata da tempo ma in quegli anni stava avvenendo una sorta di glorificazione del personaggio. Se un produttore riusciva ad averlo nel proprio film, la pellicola era sicuramente un successo. Una consacrazione arrivata nel 1995 con Via da Las Vegas e probabilmente terminata con L’ultimo dei templari (sempre di Dominic Sena) nel 2011.

Fuori in 60 secondi rivisto oggi e con sguardo maggiormente critico passa l’esame del tempo. La palette cromatica della pellicola, con tutti quei gialli nelle riprese diurne, è una firma distintiva del cinema di genere action di fine anni ’90. Una saturazione dei colori che evoca ambienti metropolitani afosi in stile far west e protagoniste dagli abiti succinti e spesso sudaticci, come Aneglina Jolie.

Dreadlocks  biondo platino, fisico asciutto, labbroni gonfi e seno altrettanto sferico, la Jolie rappresenta da un lato la cattiva ragazza di turno, dall’altro la storica crush del protagonista. Attrice di talento lasciata nello sfondo di un cast totalmente maschile, la sua Sway si impone raramente sulla scena e tratteggia un personaggio prettamente erotico che stuzzica in più occasioni tanto Memphis quanto lo spettatore. La performance della Jolie non buca lo schermo, ma il suo look riesce ad imprimersi nelle fantasie del pubblico diventando un’icona di sensualità che resiste al passare del tempo.

Memphis diversamente diviene il perno centrale della storia. E’ lui la vera star chiamata a risolvere al situazione, che aggrega e rimette insieme il vecchio team di ladri, che compie il furto impossibile e che flirta con le auto che guida. L’attrazione quasi sessuale verso le macchine è un cardine della storia, ed in particolare la Mustang Shelby GT 500. Un fetish che ben comprendono gli appassionati di auto, ma che ai più cederà il gusto di una parafilia. E’ quasi una forma di amore, non solo provata da Memphis ma anche da altri protagonisti come Swan e l’Otto Halliwell di Robert Duvall, superbo e leggermente in overacting (leggermente ho detto). Il suo Otto è un meccanico esperto, un chirurgo della meccanica capace di riportare in vita il peggior rottame. E’ il saggio del film, saggezza determinata dall’età e dall’esperienza che rende possibile a livello logistico il colpo. Duvall delinea una spalla attoriale perfetta capace di cedere maggior valore al protagonista senza mai rubargli la scena. Un padre di famiglia che indica la rotta è coordina il ruolo dei singoli.


 


L’unica pecca del film resterà sempre il cattivo. Quel Raymond Calitri descritto come un diavolo ma che a conti fatti è un criminale mezza tacca  a cui piace fare sedie. Un cattivo da fumetto che strappa qualche sorriso e che trova la morte nel solito finale ad effetto, per mano ovviamente del protagonista. L’idea che il male, nel suo essere tale, non è così spaventoso e infallibile, all’americano medio piace. La vittoria del bene sul male deve essere alla portata del protagonista del film, senza margini di fallibilità.

Quindi Fuori in 60 secondi resta a distanza di 24 anni un cult assoluto, girato bene e interpretato meglio. Impacchettato con una soundtrack iconica (scritta da Trevor Rabin) e prodotto da Jerry Bruckheimer prima del crollo, quando di cinecomic si parlava poco e in cui l’action narrava ancora storie con eroi comuni senza superpoteri.

Buon compleanno Nicholas Cage.