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Predestination – Recensione

Con un titolo così eloquente come Predestination, non si può essere tratti in inganno riguardo al tema di questa piccola perla cinematografica del 2014: la predestinazione nella sua forma più pura, nonchè centro focale di una storia fatta di viaggi nel tempo e simmetrie universali. I due registi Michael e Peter Spierig girano un film-rompicapo che gioca a confondere lo spettatore fino all’ultimo secondo, seminando nella storia briciole che lentamente lo condurrano al twist finale. Continua la loro collaborazione con Ethan Hawke dopo Daybrakers – L’ultimo Vampiro, un attore che riesce ormai da più di un decennio a stupirci con ruoli eccezzionali in film indipendenti o low budget.


LA STORIA

In un passato nel quale uno spietato terrorista conosciuto come Fizzle Bomber miete le sue vittime, un agente  temporale parte in missione per sventare il suo più grande attacco, quello che nel marzo del 1975 raderà al suolo New York uccidendo parte della sua popolazione. Nel tentativo di sventare l’ennesimo attacco dinamitardo l’agente resta sfigurato al volto e gli viene dunque impiantata una nuova faccia. Da qui in poi lavorerà sotto copertura come barista fino alla sera in cui incontrarà uno strano individuo che vanta di avere una storia incredibile da raccontargli.


LA COERENZA NARRATIVA

predestination

Il meccanismo che governa inizialmente gli eventi è la linearità della storia, un meccansimo utile perchè non richiede allo spettatore una eccessiva attenzione nel seguire gli eventi, quasi narcotizzato da una narrazione che sembra ordinaria e banale. In verità il film ha per circa i tre quarti del suo sviluppo già disseminato insignificanti dettagli (uno ombra che si muove nel buio, un piede che spinge una pistola, una ragazza sola nel parco) che nell’ultimo quarto saranno fondamentali per comprendere il significato della pellicola e il concetto stesso di predestinazione. In questo groviglio di concetti, i viaggi temporali diventano il collante per legare la storia e la loro plausibile scientificità viene totalmente bypassata semplificandone il funzionamento all’osso: una custidia di violino nasconde al suo interno la macchina del tempo, basta impostare la data nella combinazione e premere il relativo pulsante. Sapevamo che per viaggiare nel tempo era indispensabile una DeLorean con flusso canalizzatore, un buco nero o tutt’al più un congegno claustrofobico come in Looper, ma mai una un semplice contenitore per violini.

Predestination-Sarah-Snoo-009E’ talmente efficace questa impostazione che non la si mette in discussione nemmeno un po, forse perchè stregati dalla storia, forse perchè rapiti dalla deriva sci-fi del film in un punto di totale rottura, quello per inciso in cui si passa da un certo tipo di film (discorsivo, narrativo, didascalico) a uno fantascientifico, implausibile e moderno. La coeranza degli eventi attraverso il tempo è curata nel dettaglio e il finale lega ogni cosa attraverso un filo conduttore di possibilità a cui difficilmente sono riuscito ad oppormi, forte di un approccio alla linearità del tempo analoga a quella del Principio di Autoconistenza di Novik, un principio che postula come tutto accade perchè deve accadere, rispettando una immutabile struttura consequenziale degli eventi. Di tale principio ve ne ho già parlato nell’analisi di Looper, a cui vi rimando.

Ma allora cosa rende Predestination un film diverso dagli altri e forse memorabile? Essenzialmente il twist finale, congeniato con una finalità evidente: sconvolgere con la quadratura perfetta del cerchio e rompere le normali convenzioni sul ciclo della vita. Mantenere in stallo lo spettatore fino all’ultimo è sempre un azzardo, poichè esso per propria curiosità cercherà di trovare la risposta alla grande domanda che il film gli pone ancor prima del tempo, giudicando l’efficacia o meno della storia in funzione di questo artificio. I fratelli Spierig si guadagnano questo merito, adattando alla perfezione il romanzo Tutti voi zombie dello scrittore Robert A. Heinlein da cui il film è tratto.