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Godzilla – Recensione

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E’ sera. Il cinema della mia città ha chiuso i battenti. Non volendomi arrendere al destino avverso, salgo in macchina a caccia del più vicino cinema dove in programmazione c’è Godzilla 3D. Dopo tre quarti d’ora di viaggio vissuti con l’ipersalivazione di uno che sta per godersi qualcosa di veramente raffinato, accomodo il fondo schiena nella poltroncina in pelle e metto il cervello su offline. So già che non mi verrà richiesto molto impegno cerebrale per apprezzare questo film e, col senno di poi, avevo pienamente ragione. In dubbio sulla validità del 3D, chiedo conferma a qualche amico che aveva visto il film in stereoscopia la sera precedente. Il suo “non fare cazzate e risparmiati i soldi” lo trovo abbastanza eloquente. Stavolta indosserò solo gli occhiali da vista.


Pro Godzilla – Il regista Gareth Edwards mi aveva molto colpito col suo lavoro su Monsters, una storia di creature giganti narrata con sensibilità e sfumature romantiche di gran pregio. Se ne sono viste così tante di stronzate alla Emmerich che oggigiorno l’approccio originale al monster-movie pretende una sintesi di emozioni che vanno oltre la fracassona distruzione fine a se stessa delle città. Cloverfield a suo tempo aveva già rimescolato le carte in tavola usando il found footage come mezzo espressivo per la caratterizzazione di una creatura al contempo violenta e impaurita. Il film dedicato a Godzilla attualizza molti concetti dell’originale giapponese, senza comunque imbastire una sua ennesima copia banalotta. Sarebbe stato facile rivaneggiare sui concetti di “stupro della natura con le atomiche”, “lucertole radioattive giganti create dall’errore umano”, di “dobbiamo pagare per gli sbagli commessi in passato” ecc ecc. Niente di tutto questo. L’idea di creature millenarie sopravvissute all’estinzione perchè rifugiatesi vicino al nucleo del pianeta ove abbonda il loro cibo preferito (le radiazioni) mette sul piatto una storia nuova che suscita interesse e mantiene viva la curiosità.

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Le creature che si avvicendano durante i 120 minuti di film sono realmente colossali e le loro dimensioni rappresentano il perno su cui gravitano molte delle emozioni del film. I due M.U.T.O (creature con lunghe zampe in grado di sviluppare impulsi elettromagnetici) si confermano come lucertole spietate e aggressive, interessate solo a una cosa: cibarsi e riprodursi. Visivamente hanno una morfologia complessa che richiama alla mente sia Clover, il mostro di Cloverfield, sia la creatura di Super8. Diversamente Godzilla è meno agile e manifesta la maggior parte del suo carisma negli istanti che precedono la sua apparizione. Le scaglie dorsali che fendono l’acqua creando una gigantesca onda di marea co-partecipano ad aumentare la curiosità per la sua imminente manifestazione. Fedele nel design alla lucertola originale, Godzilla si scopre un alleato inconsapevole degli umani oltre che l’unico antagonista valido dei M.U.T.O. Diversamente dal film di Roland Emmerich del 1998, qui il bestione conserva il suo celebre fiato radioattivo e lo usa in tutto il suo potenziale. L’attore che merita una menzione d’onore è sicuramente Bryan Cranston. Non so cosa renda quest’uomo tanto bravo, so solo che quando è in favore di camera il film ne beneficia così tanto da navigare a vele spiegate verso il capolavoro. Cranston ormai è un Walter White anche fuori da Breaking Bad: stesso spessore drammatico, stessa espressività facciale, stesso carisma. Il momento in cui viene arrestato  nella zona di quarantena e successivamente interrogato è qualcosa di epico. Assolutamente sublime rimane anche il sonoro della pellicola. Il lavoro degli specialisti del suono, assunti per riprodurre ex novo i versi delle creature nei vari stadi emotivi, è qualcosa di spettacolare: dall’eccitazione sessuale, alla rabbia, alla fame, al dolore. Suoni complessi, articolati, mai sentiti prima d’ora e non riconducibili a nulla di già visto. Voto 9

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Contro Godzilla – Quale film a memoria d’uomo si chiama col nome di una creatura e questa nel film c’è mezz’oretta scarsa? Avrebbero dovuto chiamare la pellicola M.U.T.O. visto il numero impressionate di inquadrature dedicate ai due zanzaroni. Godzilla come detto sopra manifesta tutto il suo potenziale nuotando a pelo d’acqua e solamente nella parte finale del film emerge per sfasciare tutto e combattere i due mostri alleati. Motivazione? Ci sono troppi mostri in giro e la natura per sua volontà li porta a farsi la pelle a vicenda per ristabilire l’equilibrio. E siccome l’esercito capisce in pieno che non può far nulla, sposa la causa più stupida: farli combattere per annientarsi l’un l’altro. Ovviamente questo dopo una bomba nucleare col timer attivato è stata presa dal MUTO femmina per alimentare la sua covata al centro di San Francisco. Insomma cazzate su cazzate narrate come pretesto per generare una storia. Tra tutti questi militari inutili il personaggio di Aaron Taylor- Johnson è il più stupido. Al netto del finale atto eroico è sostanzialmente privo di carisma recitativo con connessa pessima performance attoriale: Svegliaaaa non è Kick Ass idiota! Purtroppo i mali van sempre in coppia, ed ecco che l’unico attore decente (Cranston) viene ucciso dopo mezz’ora scarsa di film. Ho provato tanto incazzo. Ma tanto. Il fatto che poi Godzilla, dato alla fine per morto, si risollevi tra gli applausi della popolazione e indisturbato si inabissi è quanto di più ridicolo e inverosimile ci possa essere. Non più Godzilla ma Lovezilla.

 

Conclusioni – Diviso tra il considerare il film un buon film o una delusione, mi limito a vederlo per ora come uno spettacolo di puro intrattenimento fine a se stesso, anche se così non dovrebbe essere dato il regista posizionato dietro la macchina da presa. Non è un passo falso di Edwards, è più che altro l’inizio di una presa di confidenza con film ad alto budget, essendo passato da un film da 200 mila dollari come Monsters a uno di 200 milioni come Godzilla in un batter d’occhio. Poteva essere fatto un lavoro migliore riconoscendo più spazio alla creatura che titola il film, ma nel complesso sono soldi del biglietto ben spesi.