Daredevil – L’uomo senza paura
Conosciuto come The man without fear dagli abitanti (e dai criminali) di Hell’s Kitchen, Daredevil è sempre stato uno tra i supereroi più affascinanti che hanno popolato gli albi marvel dal 1960 ad oggi. Il contesto urbano nel quale Matt Murdock si muove lo rende inevitabilmente un anti-eroe, violento e spesso incapace di frenare i suoi impulsi di vendetta contro la criminalità che infesta le strade. Il tema dell’handicap mette in luce un eroe diverso, che ha saputo sfruttare i limiti impostigli dalla cecità a suo vantaggio per emergere e fare la differenza. Una bella metafora della vita!
Offuscata dal film del 2003 con Ben Affleck e Colin Farrell, la luce di Devil nel tempo si era affievolita. E’ piuttosto raro infatti che cinecomic di quel calibro non vadano incontro ad un potenziale franchise. Alcuni diedero la colpa ad Affleck in persona per il pessimo risultato del film, ma credo ancora che l’unico vero responsabile fosse stato il regista Mark Steven Johnson, capace di replicare lo schifo qualche anno dopo con lo sfortunato Ghost Rider.
Poi arriva il binomio Marvel-Disney assieme alla perdita dei diritti delle 20th Fox sul personaggio. Netflix si impegna a rifare il miracolo con il suo servizio per binge watcher e nasce il nuovo progetto seriale guidato da Drew Goddard (Cloverfield, Quella casa nel bosco). Inizialmente i trailer rilasciati ci avevano fatto storcere un po il naso, critici sulle prime immagini del costume nero o sulla scelta discutibile di Charlie Cox nei panni di Matthew Murdock. Al termine della tredicesima puntata della prima stagione, si possono però tirare le somme, perchè è buona regola giudicare solo dopo che si conosce un qualcosa, mai prima.
Ecco allora una sintesi in quattro punti di questa serie Netflix targata Marvel, la prima di un universo più espanso che prevede altri 3 personaggi (Jessica Jones, Iron Fist e Luke Cage), tutti detentori di una propria storyline e che si ritroveranno tra qualche anno in un’unica serie chiamata The Defenders.
L’OPENING
Come ogni serie che si rispetti la sigla è il biglietto da visita. Non importa che sia lunga come quella di Game of Thrones o minimale come quella di Braking Bad, l’importante è che presenti in modo caratteristico la serie. Deve rappresentare una firma indelebile ed essere capace di rispecchiare i contenuti dello show. In Daredevil si è immaginato un mondo rosso, nel quale una vernice liquida (richiamo del sangue e del costume dell’eroe) cola su sagome inizialmente trasparenti, rendendole man mano riconoscibili. In sottofondo il theme song inquietante, cupo e con note dark ci preannuncia il tono della serie non proprio in linea con i valori di casa Disney. Clicca sull’immagine per vedere l’opening.
LA VIOLENZA
Hell’s Kitchen è un luogo malfamato, una suburbia nel quale il crimine è in costante escalation alimentato dalla povertà e dai corrotti che soggiogano i deboli. Mafia, yakuza e triade cinese si spartiscono i traffici illeciti assieme alle gang russe. Solo un eroe che non usa le mezze misure è in grado di contrastare una simile decadenza endemica della città. A suon di pugni ovviamente, poichè il vero eroe è colui che non uccide il proprio nemico ma lo costringe a desistere dai suoi fini. Daredevil passa tutta la serie ad incassare botte, a farsi affettare e pestare versando litri di sangue. Ma già capiamo dai primi episodi che un Murdock sa incassare e che non sarà facile scoraggiarlo dalla sua crociata contro Wilson Fisk, il signore del crimine in piena ascesa. L’atleticità di Devil francamente lascia un po a desiderare rispetto ai fumetti, ma è comunque un grosso passo avanti rispetto a Ben Affleck.
I PROTAGONISTI
Il casting era la cosa che spaventava di più di questo progetto seriale. Charlie Cox nei panni di Daredevil? Eppure ancora una volta la Marvel ci azzecca in pieno. Il protagonista è perfetto e il ruolo sembra cucitogli addosso. Stesso discorso vale per Karen (nei fumetti sarà ragazza di Matt), Foggy, Ben Urich e Kingpin (Wilson Fisk). Quest’ ultimo semplicemente sublime nella caratterizzazione coinvolgente fatta dall’attore Vincent d’Onofrio. Solitamente cinico e affarista, Fisk qui è un uomo da una doppia personalità che lo consuma fino all’osso. Ne sentiremo parlare a lungo visto che Kingpin è anche uno dei nemici più spietati e presenti nella vita dell’Uomo Ragno.
I COSTUMI
La carriera supereroistica del Diavolo di Hell’s Kitchen inizia un po alla Kick Ass, costume improvvisato comprato su internet con maschera nera per celare l’identità. Qualcosa di homemade e per nulla iconico. Per tutta la serie (fino agli ultimi minuti finali) lo vediamo indossare questo costume improvvisato che poi abbandonerà per quello più conosciuto, la classica tuttina cornuta. Il passaggio tra i due però è finalmente spiegato con una motivazione di fondo: la necessita di indossare un’armatura che possa attutire i colpi dei propri nemici. Le troppe ferite registrate negli scontri lo mettono di fronte a questa esigenza. Daredevil infatti non è stato morso da un ragno radioattivo e la sua resistenza fisica è quella di un comune essere umano. Ciononostante il costume rosso ha un non so che di chitc, soprattutto se si guarda la maschera, stroardinariamente perfetta in questo concept ma meno interessante nella realtà. Il costume è progettato dal sarto di Fisk Melvin Potter (aka Gladiatore nei comics), esperto nel cucire vestiti riforzati con materiali sintetici sperimentali quali giubbotti anti priettile in fibra tessile.
Tirando le somme la serie si conferma ben oltre le aspettative. Un prodotto di qualità che riesce ad intrattenere senza scadere nel fumettistico, ormai non più in linea coi tempi. La scelta di approcciarsi al personaggio con un nuovo media come la tv on-demand conferma la Marvel come una società attenta ai nuovi trend e non timorosa di voler sperimentare soluzioni sempre alternative. Il suo universo di eroi si espande di anno in anno e di questo passo non se ne capiscono/intravedono i confini. Forse è per questo che lo chiamano universo, perchè è infinito.