The Lobster – Recensione
C’è un tipo di solitudine che non può essere tollerata nell’immaginario distopico di The Lobster, lo stesso genere di solitudine che fa dei single praticamente dei condannati a morte. Coloro che non sono impegnati in un qualsiasi tipo di relazione amorosa vengono spediti in un albergo molto particolare che ha una mission di fondo: ospitare e far accoppiare i solitari della società. Tutto è sistemato ad arte per rendere le persone al massimo della loro gradevolezza e le relazioni sono incoraggiate attraverso costanti sedute di ballo e giochi di squadra. Vietatissima la masturbazione, tanto che agli uomini spesso viene incatenato il braccio destro alla cintura così da evitare l’atto e aumentare la spinta al relazionarsi con l’altro sesso.
Ma non è tutto rosa e fiori perchè il tempo di permanenza nell’albergo è limitato e, una volta scaduto, il malcapitato rimasto single viene trasformato in un animale di sua scelta. Tutti preferiscono diventare cane, ma il nostro protagonista, David, sceglie l’aragosta, animale dalla grande longevità e il sangue di un blu quasi aristocratico . Per guadagnare giorni extra di permanenza nell’albergo, i suoi ospiti sono chiamati a svolgere una caccia piuttosto particolare nei boschi circostanti, ove si cacciano i single reietti che hanno deciso di contraddire le leggi sociali e sfuggire all’amore imposto dalle convenzioni, nonchè semplicemente esistere senza mai flirtare o accoppiarsi.
E’ questo il mondo mostruoso nel quale il regista greco Yorgos Lanthimos ambienta il suo film, un mondo nel quale l’amore è un vicolo cieco che può seriamente dannarti l’anima.
Il protagonista David (Colin Farrel) è un uomo medio. Un normale architetto rimasto single dopo dodici anni di convivenza, chiamato a “rieducarsi” nell’albergo dei single. Se le opportunità che gli verranno offerte non saranno di suo gradimento, la trasformazione in aragosta sarà inevitabile e avrà il sapore di una liberazione da quell’esistenza umana ormai inutile perchè non condivisa con un amante.
Il film si arrovella in sensi e doppi sensi, descrivendoci una realtà in cui i single sono esseri schivi, vittime di traumi che li hanno resi impacciati nonchè destinati alla solitudine, condizione che alcuni hanno trasformato in stato esistenziale appagante, altri in una prigione da cui liberarsi buttandosi di testa sul selciato. The lobster è una lunga parabola esistenzialista sull’amore e le sue leggi, oltre che una denuncia verso un tipo di società che impone uno status per essere ritenuti “normali”. Gli inadatti alla vita di coppia che fine fanno? Vivono nei boschi una realtà da terroristi, sperando di non essere catturati nel sonno e trasformati in animali “scomodi” destinati ad una fine orrenda.
In un chiaro gioco anticonformista il protagonista è chiamato a rompere tutti gli schemi, non trovando l’anima gemella quando era chiamato a farlo, per poi innamorarsi tra i boschi proprio nel momento in cui l’amore tra reietti è vietato. Ovviamente ciò porterà a delle conseguenze, difficoltà che in prospettiva rappresentano il peso su cui valutare la genuinità del rapporto d’amore nato “nell’albergo”, tra le comodità di un mondo ovattato e meschino, o quello nato in clandestinità, tra la natura e in violazione delle leggi sociali.
Film complesso presentato al festival di Cannes 2015, con un Colin Farrel in stato grazia e un cast di tutto rispetto al suo fianco tra cui Rachel Weiz, John C. Relly, Lea Seydoux, Ben Wishaw.