Recensioni

Suicide Squad – Recensione

Trailer 1  Trailer 2 Feturette – It’s good to be bad  Film Clips 

 

13495608_1739912689622698_7405373417243182294_oStretto in una morsa di trepidante attesa che, trailer dopo trailer, mi ha accompagnato in questo ultimo anno, sono finalmente riuscito a vedere Suicide Squad, l’ultimo tassello dell’universo cinematografico DC. Messi da parte tutti i pregiudizi, il bilancio finale è comunque un mezzo disastro, con una pellicola senza capo ne coda che trova nella sua storia il vero punto debole. 

Diversamente dal BVS di Snyder, il cui tono estremamente serioso spingeva la pellicola quasi al ridicolo, Suicide Squad mixa maldestramente i momenti divertenti al contesto particolarmente dark così da non dare al film una direzione univoca. Non si ha mai la sensazione che il suo mondo sia possibile e se questo film aveva il compito di allargare l’universo DC aiutandoci a fare luce su molte ombre, direi che ha fallito alla grande. Non mi sorprende che l’inserimento di un Batman che va in giro in cerca di amici e la comparsata di Flash in banca siano avvenute a posteriori, escamotage che, in unione alle considerazioni sulla morte di Superman, sono pensati per costruire uno scenario che ha bisogno di super-cattivi piegati alle logiche del bene. 


Screen-Shot-2016-07-29-at-9.05.54-AM-e1469809918341

L’iniziale montaggio fatto di scene introduttive del background dei protagonisti mostra tutta la debolezza della narrazione, espressione della pochezza con cui questo Suicide Squad è stato pensato. Siamo ben distanti da un Guardiani della Galassia, nel quale la medesima problematica era stata affrontata con una fluidità narrativa senza eguali. La trama non riesce mai a decollare, evolvendosi in micro-scene che interrompono il climax narrativo in continuazione. Non funziona il pretesto, non funziona la svolta e soprattutto non funziona l’epilogo.

Il film è pervaso da un’enorme politically correct (probabilmente per aggirare la censura) che purtroppo non fa che demolire la coerenza dei personaggi. C’è una grande differenza tra le battute dei personaggi Marvel e quelle dei personaggi DC. La prima targetizza la sua audience cercando di farla immedesimare nei suoi personaggi, la seconda invece non cerca l’immedesimazione  ma, con il suo tono più adulto, empatia e compassione per i demoni dei suoi eroi. A Suicide Squad manca questa profondità di campo, venendo meno la spinta su quel we’re bad guys su cui avrebbe dovuto giocare maggiormente. 


E poi c’è il Joker


maxresdefault (1)


Sicuramente il peggior Joker visto finora. Jared Leto ce la mette tutta per rendere il personaggio credibile ma il risultato resta comunque una farsa col peso della disfatta. E’ marginale nell’economia della storia e, se non fosse per la storia d’amore che lo lega ad Harley Quinn, il suo ruolo nel film sarebbe del tutto privo di utilità. Sicuramente i molti tagli operati dal regista hanno depotenziato la performance di Leto, ma il confronto con il Joker di Heat Ledger segna la disfatta di Leto e del regista Ayer. La personalità criminale del clown non emerge praticamente mai e, al netto delle smorfiette schizzofreniche, non si percepisce quell’aura di pericolo che la nemesi di Batman ci ha sempre trasmesso. Il suo rapporto con Harley Quinn è forse la cosa migliore di tutto il film ma quel “sogno” di lei, con bambini, una famiglia e un Joker “pulito” riesce a strappare qualche sana risata. 

LEGGI ANCHE SUICIDE SQUAD – I WTF DA CONOSCERE

Suicide Squad non è un film da buttare, Will Smith riesce a fare un discreto lavoro col suo Deadshot e anche il Diablo di Jey Hernandez si ritaglia uno spazio di credibilità. Visivamente il film è ben curato e gli effetti digitali confezionano un buon prodotto di intrattenimento. Purtroppo ci sono errori registici più o meno grossolani, dai pagamenti bancari con saldo istantaneo alle città (per comodità) totalmente deserte. Nel film infatti sono stati fatti fuori tutti gli esseri umani ed il risultato è quello di avere una città spopolata con due ore di film retto dai soli protagonisti. E la credibilità ringrazia. E la noia pure.