M. Night Shyamalan è un regista sopravvalutato

Dire M.Night Shyamalan significa dire Il Sesto Senso. E’ il suo film più intrigante e maturo, capace di stupire e di emozionare come poche pellicole in circolazione. Ma come è possibile allora che il regista indiano abbia conosciuto un tracollo tanto rapido? In un’accesa conversazione tra amanti del cinema mi è stato fatto notare quanto mi sbagliassi e quanto i suoi film recenti non fossero in fondo la spazzatura che si può credere. Mi permetto di dissentire.


Cominciamo dal post Unbreakable, cioè Signs. Film degno di ogni lode e il cui stile registico si conferma ma non si rafforza dopo i primi due film del regista. Cast ottimo, storia avvincente, finale un po sotto tono ma comunque appagante. The Village. Storia interessante, buoni attori e suspance a go go fino a un finale che però perplime. Non parlo della verità sul villaggio e sulle persone che lo abitano ma di quella sulle creature. Il film cerca di convincerci fin dall’inizio sulla loro esistenza malvagia, facendoci credere di assistere ad un monster movie in salsa thriller. Non sarà così.


Lady in the Water. Film indifendibile sotto l’aspetto recitativo perchè gli attori erano totalmente fuori ruolo, ad iniziare da Paul Giamatti. Nascendo come caratterista, affidargli il ruolo di protagonista è stata una scelta stupida e il mancato carisma del personaggio si riflette su tutta la pellicola. La storia, che nasce come la trasposizione cinematografica di una favola per bambini inventata dallo stesso regista, inciampa su una miriade di  noiosi no-sense, arrotolandosi su se stessa. Il finale convince e le musiche di James Newton Howard pure, ma la sensazione che lascia il film è agrodolce, un senso di scarso appagamento per una sceneggiatura debole e non articolata.

E Venne il Giorno. Qui la porcata è totale non solo perchè la storia è senza senso, non riesce ad essere credibile e si risolve senza una ragione concreta, anche perchè Mark Wahlberg e Zooey Deschanel sono sbagliatissimi nei loro ruoli. Vedere Wahlberg fare tutte quelle espressioni assurde ti fa cadere le braccia a terra. E la noia regna.

L’ultimo Dominatore dell’Aria. Benchè goda di buoni effetti speciali ha una storia che vacilla a causa del protagonista bambino, un neo attore troppo inesperto per reggere una prova attoriale di quel livello. C’era materiale per fare un film di gran lunga superiore. Il crollo è evidente tanto nelle idee del regista quanto negli incassi dei suoi film, anche se tutti hanno sempre chiuso la propria corsa in positivo rispetto al budget inziale (fonte box office mojo). L’attesa del suo ultimo film, After Earth potrebbe riportare il regista indiano nuovamente sulla cresta dell’onda, grazie al lavoro fatto con Will Smith e il figlio Jaden. Un film che sa tanto di One Man Show (Io sono leggenda vi ricorda qualcosa?) e che ruota attorno ad una storia non proprio originalissima ma coinvolgente. Di genere chiaramente fantascientifico, ambientata mille anni nel futuro, è incentrata sul generale Cyper Raige e suo figlio Kitai, che riescono a compiere un atterraggio di fortuna sulla Terra, un pianeta ormai completamente abbandonato dagli uomini e diventato un luogo assolutamente inospitale e ostile. L’uomo rimane ferito, e sta al ragazzo, appena tredicenne, cercare in qualche modo di trovare una via d’uscita. I presupposti per un buon film ci sono tutti, ma bisogna attendere ancora molti mesi per vedere come reagirà il pubblico pagante.