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Ex Machina – Il nuovo step della simulazione umana

Trailer   La creazione di AVA 


ExMachineQuando guardi una pellicola come Ex Machina e ti rapporti con la lentezza e il vuoto claustrofobico di una location-bunker come quella del film, può succedere che inaspettatamente quella pellicola riesca a sedurti dopo le vagonate di horror-blockbuster-comedy estive che l’hanno preceduta. E’ una pausa di riflessione o un momento catartico al quale ambivi ma di cui non ne eri consapevole fino a quel momento.

Siamo nel campo dell’intelligenza artificiale, della simulazione umana, degli esperimenti segreti. E siamo lontani dall’idea secondo cui l’innovazione del secolo (quella da miliardi di dollari per intenderci)  è di proprietà di una Corporation. La genialità proviene da un solo uomo, da un creativo che crede nel valore terapeutico della sbronza e nella soddisfazione del proprio ego con la A maiuscola. Come si potrebbe testare la credibilità umana di un robot di propria invenzione? Semplice, attraverso il Test di Turing, il cui postulato è il seguente:

Se nell’interazione uomo-macchina l’uomo non riconosce che il suo interlocutore è una macchina, allora il test è superato (guarda la clip)

Ecco allora l’idea di Nathan (Oscar Isaac), il creatore dell’intelligenza artificiale AVA (Alicia Vikander): indurre un concorso nella propria azienda di software, così da selezionare tra tutti i dipendenti il più qualificato a condurre il test di Turing. Vincerà il sempliciotto Caleb (Domnhall Gleeson), talmente stregato dalla creazione di Nathan da invaghirsene e perdersi nell’irrealtà della simulazione umana.

Ex Machina è un po un fulmine a ciel sereno se lo si considera parte di una mitologia di film che hanno sempre cercato di indagare l’umanità delle macchine senzienti. La sensualità con cui viene presentato il robot AVA e la sua attenzione al corpo, al tocco e alla seduzione ricordano vagamente Samantha di HER, anch’essa ossessionata dall’intangibilità del suo essere solo un software pensante, limitato all’interno di uno spazio cibernetico vuoto e distante dall’amore e dal piacere umano. AVA ha pensieri, evolve, interagisce come una persona autentica che vuole relazionarsi e scoprirsi attraverso gli altri, tanto da divenire un essere sociale unico e diverso dal semplice concetto di automa alla Isaac Asimov, cioè programmato per servire l’uomo nell’osservanza delle tre leggi fondamentali della robotica (1. Non recare danno all’uomo, 2. Obbedire all’uomo senza violare la prima legge, 3. Autoproteggersi senza violare le prime due leggi).


exmachina


I protagonisti del film, Nathan e Caleb, duettano mettendo in scena un rapporto inizialmente amichevole ma che evolverà in qualcosa di diverso nel momento in cui l’infatuazione di Caleb aumenterà. Sembra di assistere ad una novella storia del dott. Frankenstein rimasticata in chiave cibernetica, in cui c’è il creatore e la sua creazione che si rapportano secondo uno schema padre-figlio rispettando tutte le sfumature dello spettro emotivo, dall’amore all’odio. Oscar Isaac si conferma un attore a 360°, capace di spaziare dalla fantascienza al drama con assoluta competenza. Sorprendono invece gli altri due protagonisti Domnhall Gleeson (figlio del celebre Brendan) e Alicia Vikander, volto svedese ancora non troppo conosciuto che però ha all’attivo partecipazioni hollywoodiane del calibro de Il Settimo Figlio e Operazione U.N.C.L.E, prossimo film di Guy Ritchie.

Quello che sicuramente colpirà quanti di voi vogliano godere di questo film è tanto il valore della scenografia quanto il peso claustrofobico dell’ambiente nel quale si svolge la vicenda . L’ansia del chiuso e la dispersione dei corridoi in cemento armato amplificano le sensazioni che il film ci induce a provare, facendoci sentire come topi all’interno di un labirinto, la cui esistenza di una via di fuga è forse più una nostra convinzione che l’effettiva realtà.