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Una notte da leoni 3

phil
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Non c’è due senza tre dice il saggio. E meno male aggiungerei! Se la trilogia di Una notte da leoni si fosse conclusa al capitolo 2, avremmo avuto l’ennesimo caso di sequel sputtanante, senza idee, fatto solo per macinare quattrini sulla falsa riga del suo predecessore. Alzi la mano chi non la pensa così! Il secondo capitolo era chiaramente privo di una logica di fondo, una ripetizione stantia di quello schema narrativo del primo episodio. Per fortuna a risollevare gli animi ci pensa il terzo atto, conclusivo e per nulla scontato. Imparata la lezione, Tod Philips accantona la vecchia meccanica narrativa e decide di rischiare, discostandosene ma senza perdere il suo taglio registico.

I personaggi su cui il film centra il suo script sono paradossalmente quelli a cui inizialmente si era dato meno risalto; dei caratteristi insomma messi li per creare espedienti divertenti e diversivi: Alan e Chao. Alan diventa il pretesto per dare impulso alla storia e alla fine sarà quello che chiuderà il cerchio con una degna conclusione. Il suo problematico disturbo di personalità costringe il Branco a convincerlo che internarsi in una clinica di riabilitazione sarebbe stata la scelta più giusta da prendere per ritrovare l’equilibrio mentale. Ma il suo legame col criminale Chao esporrà tutti a un guaio che trova il quid niente-popò-di-meno-chè nel primo episodio, quando ci fu il malinteso Doug Bianco/Doug Nero.

Nel viaggio verso Tijuana e poi Las Vegas, Stu, Phil e Alan ritroveranno vecchie conoscenze e faranno nuovi incontri amorosi, rischiando più di una volta la propria vita. Chao è il personaggio che ho sempre adorato. Se non ci fosse stato lui il secondo episodio sarebbe stato una palla colossale. Anche in questo capitolo ha un ruolo decisivo, ma si scoprirà la sua vera natura criminale   con molti risvolti comici non da poco. Magnifica la scena dell’irruzione nella sua “ex casa”.  Un film tutto sommato  molto divertente e ben congeniato, non banale e che riesce ancora a far ridere. Assenza ingiustificabile: Mike Tyson. La sue è sempre stata una presenza fissa, dunque non vedo l’esigenza di farlo fuori così di netto. Un cameo sarebbe stato sufficiente per dare un tono migliore alla pellicola. Scena stracult: la decapitazione della giraffa. Coi miei compari non riuscivamo a smettere di ridere.