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Spiderman Homecoming – Recensione

Trailer


Di rado ho sentito l’esigenza di alzarmi e lasciare la sala prima della fine di un film, soprattutto se la pellicola in questione era targata Marvel. Ci si aspettava una resurrezione narrativa dopo i noiosissimi film di Marc Webb, perchè la Marvel è come la Locatelli e “fa le cose per bene”. Mi ha dato più di una gioia nel corso del tempo ed era lecito sperare nel botto: il mio super eroe preferito da quando ero adolescente nelle mani di Kevin Feige poteva essere protagonista di un film deludente? Anche no.

Nemmeno a  metà film inizio a sudare freddo e mi rendo conto che due sono le opzioni: 1) sono diventato troppo vecchio per Spiderman; 2) hanno fatto l’ennesimo filmetto da teenager per ipersfruttare il personaggio e fare i milioni di dollari col merchandising.

Spesso lo ignoriamo ma a volte un film è solo il mero pretesto per mettere in moto la macchina mangia soldi più micidiale che si possa conoscere. Lego, biscotti, costumi di carnevale, oggettistica per la scuola, giocattoli estivi, patatine in busta, abbigliamento ecc ecc. Miliardi di dollari incamerati ogni secondo da qualcosa che con film e fumetti c’entra poco.

Spiderman Homecoming diciamolo, è una cagata pazzesca. Riadattato ai tempi moderni, Peter Parker torna ad essere il nerd dei fumetti ma all’interno di una cornice modellata per rendere il risultato finale very very actual. Forse l’avrò notato solo io ma la ragione per la quale zia May è una Milfettona da paura probabilmente sta nel fatto che Milf è la categoria più ricercata sui siti porno e, visto che i genitori spesso accompagnano i loro figli al cinema, perchè non strizzare l’occhio anche a loro? Inoltre Mary Jane è una punkettara ribelle di colore e il bullo Flash di etnia probabilmente indiana. Rimescolamenti che di certo non cambiano il senso del film, ma che rendono ai puristi questa pellicola totalmente estranea.



L’idea iniziale di ambientare il film a cavallo di Civil War è sicuramente una trovata vincente perchè ci permette di contestualizzare gli eventi e collocare temporalmente il personaggio di Parker. Non ripartiamo dal morso del ragno e dalla morte di zio Ben, entriamo stavolta nel vivo della storia all’interno degli eventi tracciati dalle gesta degli Avengers. Parker ormai è un perenne liceale e ritrova in Tony Stark la figura paterna che non ha mai avuto. Le apparizioni di quest’ultimo sono sporadiche e la storia non ne trae beneficio. Ci voleva più Iron Man perchè da solo Spiderman fatica a reggere la scena. Si accavallano noiosi siparietti coi compagni di scuola e l’amico ciccione serve solo a rimarcare la natura nerd del protagonista. E poi le gare di matematica, le feste da “pesce fuor d’acqua”, zia May preoccupata. Insomma le solite cose si sommano all’ignobile siparietto in cui Parker si comporta da amichevole Spiderman di quartiere aiutando i vicini anziani ad attraversare la strada. 

Non è proprio la direzione che mi aspettavo, o in cui speravo. Avrei voluto uno Spiderman adulto, maturo e fuori da queste logiche. Più aderente ai fumetti, meno adolescente e forse già trentenne. Uno a cui il costume ormai sta scomodo, uno che ha perso troppo in troppe battaglie e chiamato a ritornare in auge per il bene degli Avengers in vista della minaccia di Thanos. Basta eroi bambini. Basta cotte adolescenziali. Chi sfogliava i primi albi dell’ Uomo ragno nel 1960 oggi ha più di cinquantanni, chi è cresciuto coi film di Raimi oggi va per i quaranta. 

Le note più dolenti di Spiderman Homecoming sono sicuramente due: il costume hi-tech e il villain. Il primo l’ho trovato divertente fin quando non ha iniziato a parlare Lady Costume, successivamente ribattezzata Karen. Qui l’operazione è stata quella di voler clonare il collaudato rapporto Tony Stark-Jarvis in chiave Spiderman, chissà magari per giocarsi una carta che in passato è risultata vincente, o forse per dare giustificazione al fatto che Parker non sta zitto un secondo (nemmeno quando è solo). Quale sia il vero motivo il risultato è un continuo parlottio che rallenta il film e trasforma il personaggio in una macchietta, uno che inciampa sulle sue stesse ragnatele per dirne una.



Il peggio però arriva con l’avvoltoio, villain poco credibile e per nulla spietato. Il problema coi Marvel è che il cattivo non può spingersi mai oltre certi limiti morali e deve sempre avere una sorta di finale ravvedimento. Questo perchè il pubblico è formato essenzialmente da bambini e quindi bisogna impartire la noiosa lezione che il bene vince sempre. 

Insomma uno schema già visto che avrei voluto cambiasse. Almeno stavolta. Non mi è piaciuta nemmeno l’interpretazione di Keaton, troppo poco incisiva. Se poi parliamo della totale assenza di coerenza tra l’avvoltoio di Spiderman Homecoming e quello dei fumetti il quadro è completo. E Shocker? Un arcinemico che fa da contorno. Sulla carta era temibilissimo, sulla celluloide uno che compare poco e si eletrizza da solo (impossibile visto che la tuta che indossa lo rende immune alle scariche). E se sul finale ci fanno vedere chi e come sarà lo Scorpione, lo schema generale appare il solito: portare sullo schermo tutti i villain del fumetto, affollando la scena di comparsate senza reali e giustificati background criminali. Il Rhino di Paul Giamatti ancora mi appare nei peggiori incubi. 

Personalmente avrei lasciato tutte questa operazione Spiderman a Netflix, che ha dimostrato di saper fare bene le cose coi super eroi. Spiderman è un eroe complesso che ci è stato sempre rappresentato come fumettoso, perchè era necessario venderlo così al fine di arricchire le casse della Sony e le tasche di quel dannatissimo Avi Arad, il produttore responsabile della sua nascita filmica.

Ci sarà ovviamente un continuo, ma distaccato dall’UMC. Ci sarà un Venom interpretato da Tom Hardy e un probabile universo creato ad hoc per il personaggio. Tutto questo affollamento di super eroi inizia a stancare.