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Rush

Trailer


48935Col termine Rush può intendersi quell‘ultimo necessario sforzo in vista di un traguardo. Un concetto che rappresenta anche l’azzeccato titolo del film di Ron Howard sulla leggendaria rivalità fra i corridori di formula uno Niki Lauda e James Hunt. Partendo dal presupposto che non tutti conoscono questi due personaggi, il film usa la tecnica del voice-over per introdurre lo spettatore nel mondo rockettaro delle corse in tutte le sue sfumature, sfruttando l’alternanza delle parole dei due protagonisti. Da subito ci si chiede lecitamente: ma questa è la storia di James Hunt che corre contro il cattivo Lauda, o è la storia di quest’ultimo contro il piacione pilota inglese? Non è una storia che esalta la mente calcolatrice di Lauda a sfavore dell’atteggiamento molto hippy del rivale, ne è l’esaltazione del prendere la vita un po come viene senza pensarci troppo, tipica dell’ Hunt-pensiero. L’equilibrio che si crea nella narrazione è più che notevole, non descrivendo mai nettamente eroi e antieroi. Ognuno dei due protagonisti ha sfumature positive e sfumature negative nel proprio carattere ed è rimessa allo spettatore a sceglie chi per lui è il protagonista del film e chi l’antagonista.


La storia racconta l’accesa rivalità tra i due piloti, emersi dalle ceneri di una vita che stava loro stretta. Entrambi sono spinti dall’ambizione, ma le motivazioni sono diametralmente opposte. James Hunt (Chris Hemsworth) è bello, spavaldo, istintivo; è un gran scopatore e bevitore, non tratta nulla con la necessaria serietà e si fa letteralmente di adrenalina. Niki Lauda (Daniel Bruhl) è figlio di un imprenditore austriaco che vuole fare tutt’altro nella vita che essere un avvocato o un contabile. Freddo e calcolatore, vive con ferrea disciplina, senza eccessi, disprezzando i rapporti umani.


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Parlare di Niki Lauda significa parlare anche del famoso incidente che lo coinvolse a Nurbugring nel 1976, in cui rimase per quasi un minuto imprigionato nella sua vettura in fiamme, esposto a più di 800 gradi. I danni riportarti lo sfigurarono per sempre, lesionandogli oltre che il volto anche i polmoni. Un avvenimento che in tutta la sua drammaticità in Rush viene narrato come occasione di riscatto verso un destino baro, esaltando la forza d’animo di un uomo determinato a ritornare in pista ad ogni costo.

Chris Hemsworth si conferma come un attore in ascesa verticale, in grado di recitare anche senza il costume di Thor e distinguendosi in ruoli più impegnativi e drammatici. Daniel Bruhl non è da meno, anche se la sua performance sembra spesso oscurata da quella del collega. Vero è che il regista Ron Howard crea un film ad alto contenuto adrenalinico dal gusto retrò, con un’attenzione ai dettagli quasi maniacale nella difficile impresa di ricostruire in modo esaltante la competizione in pista, tutta velocità e alta tensione. Ricompare anche l’immenso Pier Francesco Favino, sempre più legato ai progetti del regista e stavolta nei panni del veterano della pista Clay Ragazzoni. Domanda di rito: come è possibile che un film così non sia in corsa per un oscar? Misteri dell’Academy.