Recensioni

Revenant – Redivivo: La vendetta di un uomo ferito

La leggenda narra che nel 1823, un esploratore di nome Hugh Glass, facente parte di una spedizione nel Missouri comandata dal generale Ashley, venne attaccato da un orso Grizzly che lo ferì a braccia, gambe, torso e viso. Dato per spacciato, i suoi compagni lo abbandonarono senza cibo ne armi in un inverno gelido e ghiacciato. Si narra che Glass, aggrappato alla vita, si trascinò per quasi 320 Km fino a Fort Kiowa nel South Dakota, dove trovò la salvezza.



Da questa true story nasce Revenant – Redivivo,  film del regista Alejandro Gonzalez Inarritu con protagonista assoluto Leonardo DiCaprio. Ovviamente la storia originale richiedeva l’aggiunta di alcuni meccanismi cinematografici e così Inarritu, assieme allo sceneggiatore Mark L. Smith, scrisse una sceneggiatura che confeziona un revenge movie con chiari connotazioni survival e che nell’ultima parte verte in uno slasher. Un rimasticamento di termini tecnici per dire che Hugh Glass (DiCaprio) perpetra un desiderio di vendetta per tutto il film cercando di sopravvivere ad ogni costo per fare fuori uno ad uno coloro che gli ostacolano il cammino. Una vendetta che intenderà consumare nei confronti di John Fitzgerald (Tom Hardy), l’avido contrabbandiere di pelli animali, reo di avergli ucciso il figlio e di averlo lasciato morente dentro una fossa.


revenant


Revenant – Redivivo è un film che sembra farci una promessa fin dall’inizio: regalare due ore e mezza di un DiCaprio da Oscar. Un DiCaprio che stavolta recita senza parlare e che abbandona la sua performance alle movenze del corpo, sofferente e maciullato dall’attacco dell’orso. E’ un film largamente contemplativo che ci chiede la pazienza di seguire il protagonista in questa lentissima resurrezione dalla quasi-morte per completare il suo piano di vendetta.


La scena madre del film è sicuramente l’attacco dell’orso, ovviamente in CGI, ma tanto perfetto da sembrare vero.


Un attacco sanguinolento, che nella sua brutalità traccia la linea di confine tra uomo e natura, descrivendo l’impotenza umana di fronte ad una forza inarrestabile come quella di un grizzly che cerca di difendere la propria prole. Artigliato, morso, sbattuto, schiacciato, il povero Hugh Glass riesce a pugnalare l’animale, ma le ferite riportare sono le stesse di quando si salta sopra una mina antiuomo.

Salta all’occhio come il protagonista della pellicola sia più un immortale che un redivivo, poiché è tale la quantità di traumi fisici che subisce da sembrare impossibile guardare alla sua storia come qualcosa di plausibile. Non lo piega il freddo glaciale, ne le ferite, ne tantomento infezioni e denutrizione. E’ fatto di pietra, e il suo desiderio di vendetta lo rafforza.


revenant - redivivo


Complesso decodificare la scena finale del film, con DiCaprio che guarda dritto in camera come se fosse conscio della nostra presenza. Ci guarda per qualche istante, come a dire: ve la siete goduta la mia disavventura? Una rottura della quarta parete in piena regola difficile da capire fino in fondo senza una spiegazione di Inarritu stesso a guidarci. Ognuno potrà vederci quel che vuole in questo enigmatico scambio di sguardi.


Revenant  è comunque un film che apprezzi quando ne conosci gli antefatti, cioè cosa ha reso possibile girare la pellicola e portarla in sala.


La tenacia del regista è sicuramente da manuale. Inarritu ha infatti girato il film solo in esterna e senza l’uso di green screen; tutti i paesaggi che vediamo sono reali e appartenenti al Canada e alla Terra del fuoco in Argentina. Il film è girato con le luci naturali, il che ha reso lento lo sviluppo poiché si avevano a disposizione solo poche ore luce per girare determinate scene, soprattutto quelle al tramonto. Il gelo ha portati molti tecnici della troupe ad abbandonare il film, poiché non avevano le condizioni fisiche adatte per resistere a temperature sotto i -30°, temperature che spesso hanno mandato in blackout pure le strumentazioni. DiCaprio stesso continuò a girare il film con la febbre e la bronchite, tanto da sfruttare nella sua performance quel fastidioso rantolo che sentiamo per buona parte della pellicola.

Perché Inarritu ha deciso di compiere questa impresa? Lui stesso dichiara che se avesse usato i green screen e girato tutto in teatro, tutti sarebbero stati contenti con una tazza di caffè in mano, ma il film sarebbe venuto una merda, perchè falso e senz’anima. In questo modo ha cercato di catturare la vera essenza dei paesaggi naturali rendendo la pellicola più introspettiva nella sua veridicità. Missione compiuta? In parte, perché al di là delle fisime registiche, il film è una noia e non se ne capisce l’utilità. Dopo 150 minuti di Revenant senti il vuoto e cominci a chiederti come avresti potuto investire meglio quelle due ore e mezza della tua serata. DiCaprio vincerà l’Oscar? Stavolta dico si.