Recensioni

300: L’alba di un impero

Chissà perchè Serse è tanto effeminato mi chiesi anni fa, quando vidi 300 al cinema per la prima volta.  La speranza di trovare una risposta era tutta riposta in questo interessate sequel, diretto da uno sconociutissimo regista ma scritto dal solito Frank Miller; speranza che è stata totalmente disillusa. La parabola dell’ascesa di Serse è ben raccontata, ma il dettaglio che andavo cercando nei sotto testi della trama proprio non l’ho trovato.

La storia del film è complicatissima a parole, poichè si intreccia con gli eventi del primo capitolo. In soldoni: i persiani hanno perso a Maratona contro i greci di Temistocle (qui un’anticipazione), il quale riesce scoccando una freccia a ferire il re Dario. Dopo la ritirata, in letto di morte, Dario affida le sue ultime parole ad Artemisia (la sua più fidata guerriera) e Serse (suo figlio). Quest’ultimo, incoraggiato dalla donna, intraprenderà un viaggio spirituale attraverso il deserto che lo trasformerà da semplice uomo in Dio. La rappresaglia dei persiani non si fa però attendere, e dunque viene inviato un messaggero a Sparta per trattare la resa (il moro che vediamo in 300), lo stesso messaggero che trovò morente anni prima la giovane Artemisia e che, salvata da un destino di morte, la istruì nell’arte della guerra. Mentre Leonida riceve e trucida il messaggero (in 300), una spia infiltrata da Temistocle presso la corte persiana, rivela ai greci i piani di guerra di Artemisia, spingendo Atene a chiedere aiuto a Sparta.

Di2pEww

Ma Leonida è già partito alla volta degli Efori, i porci incestuosi che in 300 vegliavano sull’oracolo, sicchè Temistocle torna all’accampamento senza il favore degli spartani, conscio di dover guidare una resistenza via mare finchè Leonida non avrebbe potuto raggiungerlo con l’armata di Sparta. Dopo furiosi scontri e molte vite perdute, Atene viene a conoscenza che Leonida è partito per le Termopili con la sua guardia reale (i 300 spartani) e che non andrà in suo soccorso. Temistocle prepara quindi la guerra senza però riuscire a vincerla. Sconfitto da Artemisia, invoca l’aiuto di tutta la Grecia e di Sparta a pochi giorni dalla morte di Leonida e la caduta delle Termopili per mano di Efialte, il gobbo traditore. Sarà quel martirio a trainare in guerra tutte le città stato greche e assaltare sul finale l’armata persiana, ormai allo stremo.

Il film sarà lievemente incomprensibile a tutti coloro che si sono persi il primo film; l’intreccio delle due storie e talmente stretto che sarà difficile avere un chiaro quadro degli eventi senza conoscere il film di Zack Snyder. La resa grafica che beneficia della saturazione dei colori caldi riesce ad assimilare le due pellicole senza far sentire il tempo produttivo passato tra di esse; la mano del regista è molto simile a quella di Snyder, soprattutto nei movimenti di camera e nell’uso dello slow motion (qui sovrasfruttato). Snyder aveva una sensibilità verso questa tecnica tale da renderla sempre contestuale alla storia e, seppur con alcuni eccessi, riusciva ad esaltare la scena accelerando o rallentando la recitazione a seconda del bisogno. Noam Murro ne fa invece un uso piatto, videoclipparo, non misurato. Il risultato è che dopo un’ora di film, si è subita una bulimia di slow motion tanto colossale da lasciarci del tutto indifferenti per la restante mezz’ora. Svanisce la magia creativa dell’effetto per far spazio alla noia della ripetitività.

sullivan-stapleton-300-lalba-di-un-impero

Anche Temistocle è un protagonista non proprio azzeccato. La sua visione degli eventi e l’approccio che adotta per contrastare il disastro non regge il confronto con quello di Leonida. Il re Spartano era sanguigno, guerrafondaio, amante dello scontro e con un patriottismo ai massimi livelli. Aveva un senso di responsabilità verso la sua gente così forte che in battaglia ha preferito morire piuttosto che battere in ritirata, andando contro le leggi spartane.  Diversamente Temistocle non perde occasione per chiedere continuamente aiuto agli alleati. Lui stesso si stupisce di come un’armata di artigiani non addestrati possa resistere alla potenza persiana. Una razza diversa quella degli Ateniesi, capace di provocare poca empatia verso Temistocle e le sue motivazioni non del tutto ferree. Artemisia per contro sembra un personaggio forte, che sul finale cede alla fragilità, quasi a mostrare il suo lato greco (era graca di nascita) da tempo rinnegato. Bella la genesi del suo personaggio; la sete di vendetta la porterà a migliorarsi sempre più, per divenire quella spietata guerriera persiana seconda soltanto al suo Re.

300 – L’alba di un impero è un film non privo di difetti, con un prologo molto intenso e coinvolgente che purtroppo porta a una successiva disillusione riguardo alla storia e al contenuto dell’azione. Il film a un certo punto tende a perdersi per strada, tanto che riportalo sui giusti binari non so se sia un’impresa ben riuscita alla sola voce narrante della regina spartana Gorgo.